1 Gennaio, Circoncisione del Signore

Guardando cosa è accaduto ieri sera, penso che sempre gli uomini hanno bisogno di riti. Per quanto si dicano emancipati o liberi, pure si sono ritrovati a festeggiare, a cenare, a fare il conto alla rovescia per l’inizio di questo 2019. Non c’è nulla di male. Vorrei però descrivere una differenza tra i riti cristiani e quelli che –molto più universali– si sono celebrati ieri sera. E’ la differenza tra l’antico culto e il nuovo, tra l’antica circoncisione –che ha vissuto anche il Signore– e il battesimo.

Ogni rito nasconde velatamente una paura o un’inquietudine. I fuochi d’artificio disegnavano figure e forme nel cielo per rompere il freddo buio di una notte vuota. I secondi del conto alla rovescia e i brindisi coprivano la consapevolezza che quel 2018 era ormai già passato per sempre. Sempre troppo veloce, quel tempo ci lascia un po’ di nostalgia di qualcosa che non può ritornare. Non mette una certa inquietudine tutto questo? Il rito ci permette di gestire meglio questa profonda paura, ci fa sentire in compagnia, non da soli ad affrontarla. Esorcizza l’ansia dell’anno che se ne è andato e l’ignoto di quello che viene, accompagnato da piccole scaramanzie che oggi ci fanno sorridere eppure che si compiono sempre.

Il rito cristiano invece non copre alcuna paura, non ha questa pretesa. L’ignoto dell’anno che viene rimane solo nella mente di Dio e noi abbiamo pochi amuleti per propiziarcelo. Il rito cristiano compie invece una trasformazione di noi stessi: vuole farci simili a Gesù. Come dice la seconda lettura: “abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù…” Ripetendo i gesti di Gesù, stando vicini al suo Vangelo e alla sua vita, cerca di cambiarci nel cuore, per averne un’anima sempre più simile alla sua. Del resto: non sono le circostanze a farci felici, ma quello che siamo o che siamo diventati.

L’augurio cristiano è per me questo: non è mai troppo tardi. Non è mai troppo tardi per farsi vicini a Gesù, per scoprire la vita secondo il suo Vangelo, per leggerlo e meditarlo, per tornare a cercalo, per tornare a pregarlo, per metterci di fronte a lui anche con lo nostre paure, per chiedere scusa… Non c’è qualcosa nel tempo di ieri che è perso per sempre! Nulla è perso per sempre e non è mai troppo tardi: a vent’anni come a novanta. Oggi è il tempo opportuno. Lui ci aspetta, come ogni oggi della storia.